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La Festa dei Ceri: storia, passione, tradizione e folklore si incontrano a Gubbio

E' tra le più antiche, famose ed avvincenti tradizioni italiane, ma è molto conosciuta e seguita anche nel resto del mondo: è la Festa dei Ceri di Gubbio, che si svolge nella città umbra il 15 maggio.

Si tratta di un evento storico, che affonda le sue radici in un lontano passato, ma che rivive puntualmente ogni anno, attirando turisti italiani e stranieri.

La 'Festa dei Ceri', ha spiegato a 'Losapevateche' il sindaco di Gubbio, Filippo Mario Stirati, “è tra le più antiche, se non in assoluto la più remota, tra le manifestazioni della storia del folklore italiano. Conosciuta in tutto il mondo per la sua travolgente bellezza e per la partecipazione della città intera, ha tuttora un ruolo fondamentale per la comunità eugubina, ma anche per l’intera Regione Umbria, che ha assunto i tre Ceri a proprio stemma e gonfalone”.

La Festa dei Ceri non dura solo un giorno...

“Si può affermare che - ha spiegato Stirati - anche se è concentrata nel giorno del 15 maggio, dura tutto l’anno, poiché una serie di appuntamenti, legati alle Famiglie dei Ceri di S. Ubaldo, S. Giorgio, S. Antonio e che coinvolgono la città, la rendono viva e partecipata. Questa Corsa sfrenata, in cui non ci sono né primi, né secondi ma fieri interpreti di uno spirito corale, è, al di là dell’evento spettacolare, della frenesia di colori giallo, azzurro, nero che attraversano la città intera, la rappresentazione migliore dei valori di orgoglio, responsabilità e consapevolezza. Una lezione di vita, soprattutto per i giovani, per una Festa senza padroni e senza biglietto di ingresso, dove il senso di appartenenza non è dettato da regole precise ma da precetti tramandati dai nostri antenati e da trasmettere alle future generazioni di Ceraioli”.

Ci sono leggende o aneddoti legati all’origine della Festa?

“Pur lasciando agli studiosi il compito di approfondire la ricerca sulle origini e sui significati della festa, possiamo dire che sono due le ipotesi: una religiosa e l'altra pagana. La prima, presenta la Festa come solenne atto ispirato alla devozione degli eugubini al loro Vescovo Ubaldo Baldassini, dal maggio 1160, anno della morte. Da allora, ogni 15 maggio, giorno della vigilia del lutto, l'offerta devozionale al Santo Patrono divenne un appuntamento fisso per il popolo eugubino, che avrebbe partecipato ad una grande 'Luminaria' di candelotti di cera, percorrendo le vie della città fino al Monte Ingino (dove dall'11 settembre 1194 riposa il corpo di S. Ubaldo nell'omonima Basilica)”.

“I candelotti di cera, offerti dalle corporazioni di Arti e Mestieri, probabilmente divennero nel tempo tanto consistenti da renderne difficoltoso il trasporto e furono sostituiti verso la fine del '500 con tre strutture di legno, agili e moderne, che - più volte ricostruite - sono, nella loro forma originaria, arrivate fino ai nostri giorni”.

La seconda ipotesi, invece, “propende per la rievocazione antichissima della festa pagana in onore di Cerere, dea delle messi, arrivando a noi attraverso le glorie comunali e le signorie rinascimentali, il dominio pontificio e le lotte risorgimentali”.

Quante persone vi partecipano mediamente ogni anno?

“Non esiste la possibilità di quantificare le presenze del '15 maggio' - ha spiegato il sindaco - poiché non è una festa chiusa, non si paga un biglietto e si svolge lungo un percorso che coinvolge tutta la città, il centro storico in particolare. Possiamo stimare, con qualche approssimazione, la presenza di circa 8 mila persone in piazza Grande al momento dell’Alzata. Ma sono molte di più quelle 'sparpagliate' nelle vie della corsa e su, fino al monte Ingino, dove termina la sera, all’interno della Basilica di S. Ubaldo”.

Stirati ha inoltre ricordato che la Festa dei Ceri è “patrimonio mondiale dell’umanità perché, anche se essa è il giorno degli 'eugubini', è anche il giorno dell’ospitalità, dell’amicizia, della condivisione, nella celebrazione di un rito vissuto con lo spirito di esaltazione e partecipazione che contraddistingue questo appuntamento, richiamando ogni anno visitatori da tutte le parti del mondo, di ogni razza e lingua, colore, stato sociale o credo religioso, tanto che si sentono essi stessi 'eugubini'”.

“Ci sono - ha concluso Stirati - anche intere famiglie di origine eugubina che tornano dai Paesi di immigrazione, dai diversi continenti”.