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Intervista esclusiva a Carlo Verdone: dai ricordi del passato ai progetti futuri

Nato a Roma nel 1950 e avvicinatosi già da piccolo al mondo del cinema grazie a suo padre Mario, Carlo Verdone è senza dubbio tra gli attori e registi italiani più amati di sempre.

Dal 1979 al 2015 ha scritto, diretto ed interpretato 25 pellicole, tra cui “Alberto il Grande” - omaggio ad Alberto Sordi con la co-regia del fratello Luca Verdone - mentre nelle vesti di solo attore ha partecipato ad altri dieci film di successo, come “In viaggio con papà” e “La grande bellezza”.

Durante la sua carriera ha ricevuto decine di premi - David di Donatello, Nastri d'Argento, Ciak d'Oro e molti altri - a conferma di come i suoi film divertano, coinvolgano ed emozionino sempre, conquistando il pubblico italiano ed internazionale.

Dai progetti per il futuro ai ricordi più emozionanti della sua carriera cinematografica, Carlo Verdone si racconta in un'intervista a Losapevateche:

35 anni dopo la sua uscita, "Borotalco" è stato completamente restaurato. Che effetto le fa?

Vedere Borotalco restaurato in una platea piena mi ha fatto un piacevolissimo effetto. Aveva una scrittura molto dinamica, frizzante e piena di battute (che la platea puntualmente anticipava) che sono rimaste nella storia del mio cinema. Non solo io e la Giorgi eravamo perfetti, ma tutto il cast da Angelo Infatti a Mario Brega e Christian De Sica era molto efficace. In più quel film esprime i colori e le atmosfere nitide dei primi anni 80’. Sono convinto che la mia carriera prese il volo dopo quel film che dimostrò che potevo sostenere un film senza fare i personaggi. La scrittura di quel film fu lunghissima… Quasi un anno. Ma non potevo e non dovevo sbagliare. Ma non sbagliai nulla, avevo tanta carica ed energia positiva dentro.

C’è un film (o più di uno) al quale è particolarmente affezionato?

Risposta difficile perché sono tutti “figli miei” e si vuole bene anche a quelli che potevano venir meglio. Ma certamente “Compagni di Scuola”, “Al lupo Al Lupo” (film un po’ autobiografico) , “Maledetto il Giorno che t'ho incontrato” e “Viaggi di Nozze” hanno qualcosa di speciale ed importante anche per i ricordi che ho di quei set. Furono film molto importanti per la mia carriera, ognuno diverso dall’altro. Ma sono molto legato anche a “Sono Pazzo di Iris Blond”, dove finalmente riesco a vincere la scommessa di girare un film totalmente in Belgio (luogo che non sembrerebbe adatto ad una commedia) e ad abbinare la musica alla mia leggera malinconia caratteriale. Ma ci sono anche dei momenti in cui rido molto nel vedere come recito: l’agente immobiliare in “Gallo Cedrone” e alcune sequenze di “Grande Grosso & Verdone”. Ci sono alcuni momenti che mi stupisco per i tempi perfetti che ho. Ma me ne accorgo in ritardo, riguardando il film dopo alcuni anni. E la cosa mi rende felice.

Progetti per il futuro? Sta pensando ad una serie tv?

Si ci sto pensando. Anzi è stato già buttato giù un soggetto di 10 puntate. Ma dopo l’uscita di “ Benedetta Follia”, l’11 gennaio prossimo, dovrò ancora fare un altro film. Poi ci concentreremo sulla serie per sceneggiarla.

...E per il grande schermo? Un film di cui vorrebbe fare un sequel?

Non amo fare i sequel. Penso che ogni film debba avere un’unica anima e non rovinare il ricordo con un sequel che rischia di essere sempre inferiore all’originale.

Chi è l'attore/attrice con cui vorrebbe tornare a lavorare? E quello/a con cui si è divertito di più?

Io mi sono divertito con tutti e con tutte. Con Marco Giallini ci siamo ripromessi di incontrarci nuovamente e quindi prima o poi ci rivedrete. Ma a me piacerebbe lavorare con attori che stimo molto con i quali non ho mai avuto la possibilità di fare un film. Ammiro Mastandrea, Isabella Ragonese, Luca Marinelli e molti altri.

Quando era all'inizio della sua carriera ha mai pensato di non farcela?

Io ho sempre avuto paura di non farcela. E questa è stata la mia fortuna. Perché ho dato l’anima sempre in ogni film, restando umile. Ad ogni avventura si ricomincia da capo. Nel cinema non esistono certezze. Il pubblico reagisce, spesso, in modo spiazzante.

Il suo sogno era fare il regista e l'attore sin da piccolo?

Era tra le tante cose che mi sarebbe piaciuto fare. Ma mi sembrava così difficile, anche dopo il diploma al Centro Sperimentale di Cinematografia. E così tenevo sempre pronta la laurea in lettere moderne per cambiare poi direzione. Poi la vita ha deciso per me.

Cosa consiglia a chi vorrebbe lavorare nel mondo del cinema?

Di studiare il passato del grande cinema italiano e di quello internazionale. Senza studiare i grandi registi ed attori del bianco e nero non si ha una formazione solida. Senza il passato non si comprende il presente e non si prevede il futuro.

C'è un aneddoto della sua carriera cinematografica che non ha mai raccontato ma che ricorda spesso?

Una sera del 1980 stavo recitando al teatro Eliseo il mio spettacolo “Senti chi Parla”. La platea quella sera era da infarto per un attore. C’era mezza politica italiana e tutti i grandi attori che amavo: Tognazzi, Gassman, Sarah Ferrati, Vittorio Caprioli e registi come Zeffirelli, la Wertmuller, Sergio Leone e tanti altri. Il pomeriggio mi venne la prima colica renale della mia vita, il dolore più atroce che esiste. Nonostante gli antidolorifici non riuscivo a stare in piedi. Quando si stava per comunicare alla platea che Verdone era malato quella sera, io con uno scatto d’orgoglio dissi:”Date il buio! Entro.” Un medico era dietro le quinte con un’iniezione pronta di Baralgina. Non so come feci, non lo so. Fui eroico oppure l’adrenalina prese il sopravvento sul dolore. Recitai come non mai. Ma al rientro dal palcoscenico svenni. E quindi non potetti prendermi gli applausi. Diana Dei, che recitava con me, comunicò al pubblico che avevo recitato con una colica renale e che quindi mi scusavo con la platea. Gli applausi furono ancora più forti. Ma non sentii nulla. Ero realmente svenuto dal dolore. E finii in una clinica al volo. Ma fui eroico. E ancora vado fiero di quel coraggio che ebbi.