Dai tipici 'nasoni' romani alla 'Porta magica', Roma nasconde tanti segreti e curiosità, a volte poco noti anche agli stessi residenti. Nella città eterna, infatti, non ci sono solo meraviglie note in tutto il mondo, oltre al Colosseo, Castel Sant'Angelo o il Pantheon ci sono anche luoghi meno conosciuti.
A Piazza Vittorio Emanuele II, ad esempio, si celerebbe la formula magica per trasformare il piombo in oro. All'origine del mistero c'è il marchese Massimiliano Palombara.
Fu lui - appassionato di esoterismo ed occultismo - alla fine del 1600, a fare incidere su una porta della sua villa la formula che gli aveva rivelato un suo allievo, di cui però si sono perse le tracce. Tutto quello che resta oggi della villa è solo la 'porta magica' anche se, purtroppo, l'iscrizione ancora non è stata decifrata.
Sono tante le meraviglie di Roma, alcune anche nascoste...
Passeggiando per la città è facile trovare le fontanelle tipiche, i cosiddetti 'nasoni' - sono circa duemila - la cui storia storia risale a più di un secolo fa.
Il Comune di Roma nel 1874 decise di realizzare delle fontanelle pubbliche in ghisa, pesavano quasi 100 kg., alte 120 cm., e con tre bocchette a forma di drago. In seguito, il disegno fu cambiato e dalle tre bocchette si passò ad un cannello liscio, da cui deriva, appunto, il nome 'nasone'.
In alcune zone (ad esempio vicino al Foro Romano) è possibile trovare ancora la fontanella con la bocchetta a forma di drago.
Sono qualche decina, invece, le fontanelle - installate tra il 1920 ed il 1930 e realizzate in travertino - “della lupa imperiale”, dal momento che l'acqua fuoriusciva da una testa di lupa di ottone.
Storico quartiere di Roma è il Testaccio, molto frequentato sia dai romani che dai turisti anche per la vita notturna. Qui si trova un'antica 'discarica' di epoca romana: il monte dei Cocci, chiamato anche Monte Testaccio, dove i romani scaricavano gli scarti di 'cocci' ed anfore olearie arrivati dal porto fluviale sul Tevere per essere venduti. Con il passare del tempo, i cocci accumulati hanno formato una piccola collina.
Secoli dopo, alla base della collinetta sono state scavate delle grotte, utilizzate come stalle e cantine, trasformate poi negli attuali ristoranti e pub.
Sempre nel cuore di Roma, sul colle Aventino, c'è un'altra meta curiosa di questa città: il 'buco della serratura'. Dopo il Giardino degli Aranci (parco Savello) si può proseguire per Piazza Cavalieri di Malta, dove c'è la Villa del Priorato di Malta. Quando la porta della villa è chiusa diversi curiosi si mettono in fila... Perché? Per sbirciare dal buco della serratura e ammirare la Cupola di San Pietro che spunta dopo il viale alberato. Un piccolo quadro, un gioco prospettico originale che vale la pena vedere.
Non lontano da qui, vicino al Colosseo, in direzione San Giovanni è possibile notare le rovine di un edificio di grandi dimensioni e collegato all'Anfiteatro Flavio: una parte della principale caserma dei gladiatori, il Ludus Magnus. I gladiatori alloggiavano nelle celle intorno al cortile porticato e si allenavano in un anfiteatro in miniatura.
In città non mancano obelischi egizi, ma ce n'è uno più 'particolare'. Si tratta di quello eretto nel 2003 davanti al Palazzo dello Sport: un'opera in bronzo, alta 21 metri, di Arnaldo Pomodoro. Una creazione volta a narrare il “Novecento” e la cui forma a spirale rappresenta il progresso. Buchi, torsioni ed incavi indicano invece i vuoti ed i lati oscuri del XX secolo.
Dall'elefantino di Piazza della Minerva ai leoni egizi del Campidoglio, dalle tre api di Piazza Barberini al cervo con una croce tra le corna in Piazza Sant'Eustachio, passeggiando nel centro di Roma è inoltre possibile scorgere animali simbolici.
Si tratta di statue che evocano miti e avvenimenti storici:
I leoni egizi in granito nero, ad esempio, ai piedi della cordonata che sale al Campidoglio, con il tempo sono stati trasformati in fontanelle dalle quali, durante le feste solenni, anziché l'acqua, usciva vino dei castelli.
Dalle statue dedicate agli animali a quelle 'parlanti'
“Madama Lucrezia” (in Piazza San Marco), “Facchino” (in Via Lata), “Abate Luigi”, il “Babuino”, Marforio (nel cortile di Palazzo Nuovo) e “Pasquino” (dietro Piazza Navona) sono le 'statue parlanti' che tra il XVI ed il XIX secolo sono state protagoniste di satire o dialoghi umoristici da parte di anonimi.
Presenti nelle zone più frequentate di Roma, a loro venivano appesi cartelli per deridere i personaggi pubblici più importanti.
La più nota tra le statue è quella di Pasquino: busto maschile - forse di un re o forse di un eroe dell'antica Grecia - che risale all'incirca al III secolo avanti Cristo e al quale ancora oggi qualcuno attacca le sue lamentele.
Lo sapevate che a Roma se a mezzogiorno vi trovate vicino al Gianicolo potete sentire chiaramente lo sparo (a salve) di un cannone?
Una tradizione di oltre un secolo, voluta, nel 1847, da Papa Pio IX per fare sì che le campane della Chiesa di Roma suonassero insieme.