Viaggi, cinema e libertà: Easy Rider, il mito della motocicletta come arte

Una metafora del viaggio, così come della trasgressione e della ricerca di sé. Con le sue forme, i suoi colori e quella 'melodia' del motore, la motocicletta è un vero e proprio simbolo di libertà, di fuga dal mondo.

È proprio questo lo spirito dell'esposizione "Easy Rider. Il mito della motocicletta come arte", fino al 24 febbraio alla Reggia di Venaria.

Un viaggio tra i modelli che hanno fatto la storia della moto e che evocano film altrettanto famosi: dal Chopper di Easy Rider alla Triumph Bonneville che Steve McQueen guidava ne 'La Grande Fuga', passando per la mitica Vespa di Bettinelli, che ha percorso 24mila km da Roma a Saigon.

In mostra anche bolidi da gran premio, la MV Agusta di Giacomo Agostini, la Yamaha di Valentino Rossi e la Ducati di Casey Stoner.

Velocità e stile, fotografie e locandine di cinema, oltre 50 modelli di moto che - dai riferimenti espliciti alle suggestioni indirette - dialogano con opere d’arte contemporanea.

Tra gli artisti anche Antonio Ligabue, con l’Autoritratto con moto (1953), e Mario Merz, con Accelerazione = sogno.

Nove le sezioni in cui si sviluppa il racconto dell'esposizione torinese: Stile forma e design italiano; Il Giappone e la tecnologia; Mal d’Africa; La velocità; Sì viaggiare; London Calling; Il Mito americano; Terra, Fango, Libertà; La moto e il cinema.