Lei dona un rene al suo capo, ma viene licenziata

No, non abbiamo sbagliato a scrivere il titolo... Alcuni anni fa una 47enne americana ha scelto di donare un rene per salvare la vita del suo capo ufficio, ma non immaginava cosa sarebbe successo dopo. “Ho deciso di donare un rene per la mia capa e lei mi ha preso il cuore - ha spiegato la donna al 'New York Post', dopo avere deciso di fare causa - Mi sento tradita. Per me è stata un'esperienza orribile e molto dolorosa”.

Debbie S. e Jackie B. si erano conosciute sul posto di lavoro all'inizio del 2009, nello stato di New York. Nel giugno dell'anno seguente, la futura donatrice (Debbie) si è trasferita in Florida. Quando, alcuni mesi dopo, è tornata a salutare Jackie ha scoperto che la collega-amica stava male.

In realtà, inizialmente era già stato individuato un possibile donatore per la donna, ma Debbie decise comunque di prometterle che per qualsiasi cosa lei ci sarebbe stata, tanto da essere disposta lei stessa a donarle un rene. Nel frattempo chiese di tornare a lavorare insieme alla sua responsabile... Richiesta accettata.

Nel gennaio del 2011 il suo capo la chiamò in ufficio e le disse che c'era stato un problema con il donatore e, non sapendo a chi rivolgersi, le chiese se la sua offerta fosse ancora valida. A quel punto Debbie non se lo fece ripetere due volte e andò subito a farsi le analisi per verificare la compatibilità per la donazione.

Dai risultati emerse che non avrebbe potuto donare il rene al suo capo. Tuttavia, la donna decise comunque di donarlo (ad uno sconosciuto) così da consentire alla sua 'amica' di salire nella lista di attesa, per ricevere a sua volta l'organo. E così fu.

La ripresa post intervento, nell'agosto del 2011, non fu proprio facile, anzi, Debbie non riuscì a tornare a lavoro prima di alcune settimane. Dolori che, a quanto pare, non erano molto tollerati dalla sua responsabile, che l'avrebbe continuata a chiamare frequentemente, infastidita, in particolare, da tre giorni di malattia che la dipendente si era presa dopo essere tornata a lavoro perché non si sentiva bene.

Dopo essersi ripresa, la donna ha ricevuto una brutta notizia: un trasferimento a diversi chilometri da casa, in una zona soprannominata ironicamente dai colleghi 'Siberia'.

In preda al panico, hanno riportato i media americani citando le carte inviate al tribunale, Debbie consultò uno psichiatra e poi si rivolse agli avvocati che scrissero una lettera alla società. Ma la donna fu licenziata.

Da parte sua, il marito del capo ufficio ha affermato che sua moglie non ha licenziato nessuno e che il racconto di Debbie non è vero. Anche l'avvocato dell'azienda dove lavorava la donna ha spiegato, al 'Daily News', che non era “produttiva”, bensì “dannosa”, quindi, è stata licenziata per motivi esclusivamente lavorativi.