Il giornalista che sapeva troppe cose

Analizzare a fondo una notizia, valutarne la veridicità per poi esprimerla nel modo più chiaro possibile è compito di ogni giornalista, ma scrivendo i dettagli di un omicidio che in realtà non sono mai stati diffusi dalle autorità, né da altre fonti, qualche sospetto sorge spontaneo.

Sospetto che diventa una 'semi-conferma' quando lo stesso giornalista viene accusato di almeno due degli omicidi di cui ha scritto...

Con una carriera ventennale nel mondo del giornalismo, Vlado Taneski era un reporter macedone che nel 2008, a 56 anni, si è suicidato in carcere dove era finito con l'accusa di omicidio.

Ma non è tutto: l'uomo era sospettato anche di avere ucciso una terza vittima, mentre la polizia era pronta ad interrogarlo per la scomparsa di un'altra donna.

L'età delle tre vittime si aggirava tra i 56 ed i 65 anni. Tutte e tre sono state picchiate ripetutamente e strangolate con un cavo del telefono, a distanza di pochi anni l'una dall'altra. Erano addette alle pulizie, stesso lavoro svolto per qualche tempo anche dalla madre del giornalista, con cui si presume ebbe un rapporto molto difficile, anche se questo ovviamente non lo rendeva immediatamente un indiziato.

I loro corpi sono stati ritrovati avvolti in sacchetti di plastica, mentre quello della quarta donna - scomparsa nel 2003 - non è mai stato scoperto.

...E adesso arriviamo al punto in cui Taneski viene accusato.

La polizia aveva deciso di non rivelare alcuni dettagli sui casi. Tuttavia, il reporter sapeva perfettamente il tipo di cavo telefonico utilizzato dal killer, sottolineando che era servito a strangolare le donne e a legarne i corpi.

E proprio Taneski aveva anche speculato sulla cronologia degli omicidi.