L’intervista al fondatore del SMMdayIT: Andrea Albanese

Il Social Media Marketing Day Italia 2017 è alle porte e Milano si prepara ad una giornata - il 14 giugno - all'insegna di: social media marketing, digital communication, gestione dei contenuti e altri temi dedicati al 2.0.

In occasione della quinta edizione del SMMdayIT 'Losapevateche' ha intervistato il suo fondatore: Andrea Albanese.

Quali sono i rischi che deve evitare un social media manager? Perché è conveniente puntare sul social media marketing se si è un brand consumer? Quali sono i segreti per creare un post perfetto? Di seguito le risposte a queste e ad altre domande di Albanese, Social media marketing manager - Digital communication advisor.

- Quali sono le principali differenze tra social media marketing e marketing tradizionale (offline)? I risultati che si possono ottenere sono molto diversi?

“Il marketing tradizionale è un insieme di tecniche ‘push’ misurabile fondamentalmente sul ritorno in termini di vendite. Il social media marketing punta sempre ad aumentare le vendite e a creare un funnel di lead, ma si basa più su community, conversazioni e relazioni e anche questi elementi dovrebbero essere presi in considerazione nel calcolo del Roi. Il marketing tradizionale è un marketing “informativo”: ti faccio conoscere il mio prodotto, ti parlo dei suoi benefici, con la speranza che tu (chiunque tu sia) decida di comprarlo. Pubblicità radiofonica, televisiva, tabellare, promozioni e posizionamento al punto vendita, strategie di prezzo e di packaging: il pubblico è ormai abituato a queste tecniche e tendenzialmente (come sappiamo da numerosi studi in merito) molto abitudinario, difficilmente cambiamo marca di pasta a meno che non ci siano particolari promozioni. Il social media marketing (che possiamo definire come una parte del marketing digitale, andando quindi ad escludere tecniche e strumenti quali adv su siti e blog, direct email marketing ecc.) utilizza sì una parte di tecniche informative per parlare del brand o del prodotto o delle promozioni in atto, ma punta alla costruzione di una relazione e una interazione con gli utenti, così da alimentare ulteriormente la distribuzione dei contenuti e migliorare la percezione del brand. Se vogliamo (e se i social media manager che gestiscono i canali operano in questo modo), il social media marketing è un esempio perfetto di comunicazione circolare, perché permette il feedback e quindi il miglioramento dell’offerta. Inoltre, con il Smm possiamo avere una targettizzazione più ‘chirurgica’ dei contenuti pubblicitari, perché la profilazione degli utenti è molto più efficace e precisa. Fondamentale, sia nel marketing tradizionale che nel social media marketing, è la Call To Action: ti do un coupon, passa a comprare al punto vendita. Il mio consiglio per tutte le aziende cui faccio consulenza è di non gestire il marketing tradizionale e il smm come due branche diverse, ma di integrarli in un’unica strategia: credo che per avere successo nel social media marketing si debbano conoscere molto molto bene le teorie e le tecniche di marketing e comunicazione tradizionali, e che parte degli elementi appresi con il social media marketing possano migliorare le attività di marketing tradizionale. L’elemento ‘plus’ del marketing sui social media è che qualsiasi interazione degli utenti con i nostri contenuti aiuta a propagarli e ad aumentare il numero di persone consapevoli della campagna, nonché i potenziali clienti. La creazione di una community attorno ad un brand, inoltre, può aiutare in caso di crisi e soprattutto può sfruttare quella componente fondamentale sui social media che è il passaparola: everyone is your brand ambassador”.

- Perché oggi è importante puntare sul smm? Se non si investe in questo settore si rimane inevitabilmente indietro?

“Oggi è importante e inevitabile puntare sul social media marketing se si è un brand consumer prima di tutto, perché con quasi 2 miliardi di persone al mondo su Facebook come pensiamo di poter prescindere dall’investire in questo settore? In Italia trascorriamo più di 2 ore e mezza al giorno su smartphone, prevalentemente su social e chat apps, e quando guardiamo la tv la sera spesso abbiamo il cellulare in mano. È importante comprendere i numeri che stanno dietro al fenomeno social, non è destinato a finire presto. Ovvio che ogni strategia, ogni progetto social deve essere customizzato: non ho mai visto due progetti social uguali, per quanto le aziende possano somigliarsi. Oggi noi utenti ‘normali’ usiamo Internet e i social media come un tempo usavamo le pagine gialle e l’elenco del telefono, li usiamo per informarci come un tempo usavamo i giornali e le riviste: non esserci significa non farsi trovare”.

- Quali sono i rischi che deve evitare il social media manager? Qualche consiglio?

“Partiamo dalla base: i social media si basano su conversazioni e interazioni e di solito i ‘brand’ non conversano. Pubblicano il contenuto e se lo dimenticano, in parte perché conversare è tipico degli esseri umani e in parte perché spesso vi sono dei processi di approvazione interni che è difficile adattare ai tempi dei social media. Il primo rischio è pertanto non avere sufficiente autonomia da poter gestire i commenti in real time. In questo caso, consiglio di stabilire a priori delle regole di engagement accettate anche dall’azienda che si rappresenta, e di ridurre al massimo gli step d’approvazione (l’ideale sarebbe il poter agire in autonomia). Il secondo consiglio è quello di conoscere il pubblico della pagina e prevenire eventuali situazioni di crisi. Mi spiego meglio: quando si gestiscono i canali social di una squadra di calcio è indispensabile mettere a preventivo la presenza di tifosi avversari, di tifosi scontenti magari per una sconfitta, di tifosi arrabbiati per l’esclusione di un calciatore dalla rosa e via di seguito. Conoscere la composizione del proprio pubblico permette di essere pronti in anticipo per contrastare le eventuali situazioni di crisi. Lo stesso discorso vale un po’ per tutto, anche perché i clienti scontenti sono sempre più propensi a sfogarsi sui social rispetto ai clienti soddisfatti. Infine, un buon social media manager dovrebbe dotarsi di strumenti d’ascolto che gli permettano di monitorare anche le conversazioni in cui viene utilizzato il proprio brand senza però una menzione diretta: non è detto che gli utenti vengano a parlare di te sulla tua pagina e intercettare quanto viene detto sui social (nei limiti della ‘privacy’ controllata dagli utenti) diventa molto importante. Un ultimo appunto: i social media non hanno orari e le interazioni degli utenti non sono legate ad ‘orari di sportello’, anzi, spesso le interazioni avvengono la mattina presto, la sera o nel weekend. Scegliere di lavorare come social media manager significa avere sempre un occhio attento a quanto succede sui canali ed essere pronti ad intervenire anche al di fuori degli orari canonici”.

- Quali sono i segreti per creare un post 'perfetto'?

Dipende dal canale in cui lo si vuole posizionare (ricordiamo che Twitter ha dei limiti oggettivi che si possono solo in parte aggirare), dipende dal contenuto che si vuole veicolare, si tratta di foto, video, gif animata? C’è un link che porta altrove? È previsto un investimento adv per ‘spingere’ maggiormente il post? Se sì, qual è il pubblico profilato? Sarebbe banale limitare i consigli all’accuratezza della grammatica e alla bellezza dell’immagine utilizzata. Il segreto fondamentale per creare un post tecnicamente perfetto è conoscere il mezzo attraverso il quale lo si veicola. Sui social media non ci si dovrebbe improvvisare e soprattutto non se ne dovrebbe affidare la gestione al primo che capita”.

SMMdayIT: Il 14 giugno a Milano la V edizione del Social Media Marketing Day Italia