Alla scoperta di Civita di Bagnoregio, ‘la città che muore’

E' chiamata 'la città che muore', ma è anche uno dei borghi più belli d'Italia. Immersa nella Valle dei Calanchi, può essere raggiunta solo attraverso un ponte pedonale: Civita, frazione del comune di Bagnoregio, in provincia di Viterbo, è una meta unica e la sua storia la rende ancora più affascinante.

La sua bellezza quanto il suo futuro sono legati al colle di roccia tufacea sul quale è sorta.

Nel corso dei secoli, oltre al susseguirsi di numerose frane, la pioggia, il vento ed i due torrenti sottostanti hanno eroso l'altura che la protegge e la conserva. Non a caso, infatti, lo scrittore italiano Bonaventura Tecchi l'ha soprannominata “la città che muore”.

Civita di Bagnoregio non è unica solo a livello geomorfologico

Entrando a Civita di Bagnoregio si viene proiettati in un luogo senza tempo - dove ormai le famiglie che vi abitano sono pochissime - in cui è possibile passeggiare indisturbati (magari in compagnia dei tanti gatti che popolano il paese) e dal quale si può ammirare un panorama mozzafiato.

“Maestosa e suggestiva - si legge sul sito ufficiale del Turismo della Regione Lazio - quasi un varco in un'altra dimensione, era detta nel Medioevo 'di Santa Maria', per la presenza dell'omonima chiesa, ed è nota anche come 'Porta Cava'. Tagliata parzialmente nel tufo in età etrusca, fu completamente riadattata in età medioevale e nei secoli XVI e XVII quando ha subito numerosi restauri che hanno inserito elementi estranei nel complesso”.

Sulle pareti, riporta ancora 'VisitLazio', sono graffite “delle croci insistenti su triangoli, ricordo della croce del Golgota a Gerusalemme, da attribuire a pellegrini di ritorno dalla Terra Santa, o a Templari”.

Dalla Porta S.Maria, di origine etrusca, alla Chiesa di San Donato, costruita sull'area di un tempio romano preesistente, passando per il 'Museo geologico e delle frane', ogni angolo di questo paese racchiude un pezzo di storia.